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  • 24 maggio 2021
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Fatturato dei grossisti edili, un’analisi sul 2020

Il settore, composto prevalentemente da aziende di piccole dimensioni e a conduzione familiare attive in ambito locale, ha interrotto nel 2020 l'andamento positivo degli ultimi anni.

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Un’analisi accurata del fatturato per il mercato dei grossisti edili nel 2020 e le previsioni per il 2021.

Nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti per le costruzioni operano circa 46.700 intermediari commerciali che trattano materiali edili, materiale elettrico, ferramenta, legname per arredamento e pavimentazioni, prodotti idrotermosanitari, infissi, ceramiche, sanitari e arredo bagno.

Il settore occupa poco meno di 140.000 addetti, la parte numericamente più rilevante degli operatori è composta da aziende di piccole dimensioni, spesso a conduzione familiare (con meno di 5 addetti) e attive solo in ambito locale.
Anche il raggio d’azione delle imprese maggiori è generalmente limitato ad un gruppo di regioni dove sono presenti magazzini o punti vendita.
I grandi gruppi si caratterizzano per l’ampiezza della gamma di prodotti e per il ventaglio di marche trattate, con offerte diversificate per livelli di spesa e sono strutturati sulla falsariga della grande distribuzione, con una società del gruppo che agisce come gruppo d’acquisto e di stoccaggio dei prodotti destinati ai punti vendita.
Operatori grandi e medi portano avanti un continuo processo di razionalizzazione, mirante a sfruttare le diverse potenzialità di mercati e segmenti di prodotti offerti.

Il fatturato complessivo del settore ha interrotto nel 2020 l’andamento positivo che aveva caratterizzato gli ultimi anni, attestandosi a 29,3 miliardi di euro, con una flessione del 13,8% rispetto all’anno precedente.

Tale andamento riflette l’evoluzione del mercato delle costruzioni che comprende nuove costruzioni, ristrutturazioni e manutenzioni di edifici e opere pubbliche.

Nell’ambito delle costruzioni, nel 2020 l’attività di riqualificazione del patrimonio edilizio ha mostrato una contrazione superiore a quella dell’attività di nuova costruzione (-14% circa vs 10%). La forte contrazione degli interventi di ristrutturazione è dovuta al lockdown, ma anche all’impatto che hanno avuto sul mercato i superbonus del 110%: in molti casi, gli interventi già programmati con i precedenti incentivi sono stati rimandati per poter utilizzare i nuovi.