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  • 08 novembre 2023
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CSRD: la direttiva europea che cambia lo scenario ESG

L’entrata in vigore della Direttiva Europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) estende in modo importante il numero di imprese obbligate a comunicare il bilancio di sostenibilità

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Nell’ambito del Green Deal Europeo – la risposta dell’UE alla crisi climatica in corso – si inserisce la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale UE della Direttiva n. 2022/2464 (avvenuta il 16 dicembre 2022) che riguarda la rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD).

La CSRD disciplina l’obbligo di comunicazione di informazioni di carattere non finanziario per alcune imprese (bilancio di sostenibilità). Gli Stati membri hanno ora l’obbligo di recepire la Direttiva entro 18 mesi a partire dalla sua pubblicazione.

Lo scopo della CSRD

La CSRD modifica la Direttiva 2013/34/UE, concernente l’obbligo di comunicazione di informazioni di carattere non finanziario per le imprese di grandi dimensioni.

L’introduzione della CSRD fa crescere il numero delle imprese che devono redigere il bilancio di sostenibilità rispetto all’attuale NFRD (Non-Financial Reporting Directive).

Quali imprese sono coinvolte?

Grandi imprese non quotate che alla data della chiusura del bilancio, anche su base consolidata, abbiano superato almeno due dei seguenti criteri dimensionali:

• 250 numero medio di dipendenti;

• € 20 milioni di stato patrimoniale;

• € 40 milioni di ricavi netti.

PMI quotate (escluse le micro-imprese).

Imprese e figlie di succursali con capogruppo extra-UE per le quali la capogruppo abbia generato in UE ricavi netti superiori a € 150 milioni per ciascuno degli ultimi due esercizi consecutivi e almeno:

• un’impresa figlia soddisfi i requisiti dimensionali della CSRD;

• una succursale abbia generato ricavi netti superiori a € 40 milioni nell’esercizio precedente.

Quando verrà adottata la CSRD?

La direttiva CSRD è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 16 dicembre 2022, ed è entrata in vigore 20 giorni dopo. Da allora, gli stati membri hanno 18 mesi di tempo per recepire la direttiva all’interno delle proprie legislazioni.

La CSRD prevede la pubblicazione a scaglioni del bilancio di sostenibilità obbligatorio. In altre parole, i diversi tipi di società saranno obbligate a pubblicare un report di sostenibilità in tempi diversi.

Di seguito le date di pubblicazione obbligatoria dei report di sostenibilità secondo la CSRD:

  • società quotate con oltre 500 dipendenti: a partire da gennaio 2025 pubblicheranno il bilancio di sostenibilità riferito all’anno fiscale 2024;
  • grandi società non quotate: a partire da gennaio 2026 pubblicheranno il bilancio di sostenibilità riferito all’anno fiscale 2025;
  • PMI quotate sui mercati finanziari: a partire da gennaio 2027 pubblicheranno il bilancio di sostenibilità riferito all’anno fiscale 2026;
  • società extra-europee che generino un fatturato di almeno € 150 Milioni all’interno dell’Unione Europea: a partire da gennaio 2029 pubblicheranno il bilancio di sostenibilità riferito all’anno fiscale 2028.

Le principali novità della CSRD

  • Il bilancio di sostenibilità non potrà più essere un documento a sé stante ma sarà obbligatorio inserire il bilancio ESG all’interno della relazione sulla gestione.
  • Il report di sostenibilità diventerà parte integrante del bilancio economico-finanziario delle aziende. Con la direttiva CSRD L’Unione Europea chiarisce che le performance ESG non sono meno importanti della performance economica di un’azienda.
  • La digitalizzazione delle informazioni comunicate: viene stabilito che le Relazioni sulla Gestione vadano pubblicate in formato digitale (gratuito) per favorire la reperibilità e la fruibilità delle informazioni comunicate;
  • La CSRD prevede che, oltre al bilancio civilistico, anche il bilancio di sostenibilità venga sottoposto ad assurance da parte di una società di revisione accreditata che garantiscala conformità del bilancio alla normativa. Questo dovrebbe rendere i dati ESG più affidabili e comparabili, permettendo agli investitori di utilizzare criteri ESG nei loro investimenti.

I fattori ESG da comunicare con la nuova normativa

  • L’informativa sul clima: oltre agli aspetti energetici, devono essere comunicati sia i rischi fisici sia quelli di transizione delle imprese, nonché la loro resilienza e i piani di adattamento agli scenari climatici e all’obiettivo di neutralità climatica dell’UE entro il 2050.
  • I fattori sociali: la CSRD prevede che vengano rendicontati aspetti come le condizioni di lavoro, il coinvolgimento delle parti sociali, la contrattazione collettiva, l’uguaglianza, la non discriminazione la diversità e l’inclusione, i diritti umani.
  • La governance: va comunicato il ruolo degli organi di amministrazione, gestione e controllo dell’impresa, le caratteristiche principali dei sistemi interni di controllo e gestione del rischio dell’impresa in relazione alla rendicontazione di sostenibilità, l’etica aziendale e la cultura d’impresa, le attività di lobbying, la gestione e la qualità dei rapporti con i clienti, i fornitori e le comunità interessate dalle attività dell’impresa.

Cosa cambia?

Di fatto sarà necessaria una maggiore attenzione alle strategie di sostenibilità e a come queste influiscono sul modello di business.

Le imprese saranno chiamate anche a intraprendere una politica di corretta e completa comunicazione a favore di tutti gli stakeholder in relazione al ruolo degli organi di amministrazione, gestione e controllo in merito alle questioni di sostenibilità, specificandone le competenze e le capacità. Inoltre, saranno tenute a introdurre forme di incentivazione per i membri della governance, legate al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.

Le imprese dovranno fornire informazioni di sostenibilità sia sull’impatto delle proprie attività sui dipendenti e sull’ambiente , sia al modo in cui i fattori di sostenibilità incidono su di esse.

Le imprese saranno tenute a considerare, all’interno del modello per la gestione dei rischi (ERM – Enterprise Risk Management), quelli legati al clima e ad altri fattori ambientali, come le problematiche sanitarie e sociali, compreso il lavoro minorile e forzato.

Le imprese obbligate al bilancio di sostenibilità ai sensi della CSRD devono fornire anche diversi indicatori di sostenibilità relativi alla loro catena del valore (value chain).

Le imprese, nel rendicontare l’informativa di sostenibilità, dovranno infatti considerare non soltanto il bilancio ma includere anche le informazioni sugli impatti materiali, sui rischi e sulle opportunità connesse all’intera catena del valore. Pertanto, alle imprese che operano come fornitori/produttori per un’impresa obbligata, può essere richiesto – da parte dell’impresa obbligata – di fornire e condividere con la stessa, informazioni relative solo ad alcuni e specifici indicatori di sostenibilità.

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