Negli ultimi anni la SEO ha vissuto molte trasformazioni, ma nessuna è paragonabile a quella che stiamo attraversando oggi. L’ingresso massivo dell’intelligenza artificiale nei motori di ricerca e nei nuovi assistenti conversazionali sta cambiando profondamente il modo in cui le persone cercano informazioni, prendono decisioni e interagiscono con i brand.
Il 2026 segna un punto di svolta: non siamo più di fronte a una semplice evoluzione della SERP, ma a un nuovo ecosistema di ricerca, sempre più zero click e sempre più mediato da AI e agenti intelligenti.
In questo scenario, continuare a fare SEO come in passato non è solo inefficace: è rischioso.
In questo articolo analizziamo i principali SEO Trend 2026 e spieghiamo come fare SEO nell’era dell’AI, partendo dall’evoluzione della ricerca e da ciò che oggi conta davvero per i brand.
Per oltre vent’anni, parlare di consulenza SEO ha significato soprattutto posizionarsi nei “10 risultati blu”.
Un posizionamento che generava traffico: i siti web nutrivano il motore di ricerca di contenuti e, in cambio, ricevevano visite.
Oggi questo paradigma non esiste più.
Sempre più spesso siamo passati da 10 risultati a una risposta unica, generata direttamente dall’AI, senza alcun bisogno per l’utente di cliccare su un sito web.
Le conseguenze sono evidenti:
1. Il traffico organico tende a ridursi, soprattutto nelle fasi informative.
2. La competizione non è più solo “per il ranking”, ma per essere menzionati dell’AI.
Accanto a Google stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nuovi ambienti di ricerca basati su AI generativa e modelli linguistici avanzati (ChatGPT, Claude, Perplexity per citarne alcuni).
Questi strumenti non mostrano una lista di risultati: rispondono direttamente alle domande degli utenti.
Lo fanno combinando la conoscenza appresa in fase di addestramento con informazioni recuperate dal web e dai motori di ricerca quando sono necessari dati aggiornati e affidabili.
Nasce così un ecosistema di ricerca ibrido, in cui:
Gli assistenti AI non si limitano a fornire risposte: orchestrano l’intera esperienza decisionale.
In particolare:
La customer journey diventa più breve, più lineare e più guidata.
Ma anche meno controllabile dai brand, se questi non sono presenti nel modo corretto.
L’impatto dell’AI sulla SEO non è solo tecnico, ma profondamente strategico.
1. Calo dei clic e nuove metriche
Le AI generative rispondono direttamente alle domande degli utenti.
Il traffico proveniente dagli assistenti AI è ancora marginale, mentre cresce l’importanza di KPI alternativi, come:
2. Un nuovo spazio di visibilità per i brand
La domanda non è più solo “in che posizione sono?”, ma:
3. La reputazione diventa un fattore (ancora più di prima)
Le risposte dell’AI trasmettono un sentiment.
Se le informazioni su un brand sono imprecise, incomplete o negative, l’impatto sulla percezione e sulle decisioni degli utenti è immediato.
Diventa quindi fondamentale presidiare le informazioni, garantirne accuratezza, completezza e coerenza, e lavorare attivamente sul sentiment.
1. Comprendere il mercato (domanda e offerta)
Analizzare come le persone cercano informazioni, prodotti e brand, individuando cosa funziona, cosa non funziona e dove stanno emergendo nuove opportunità.
2. Permettere e facilitare l’accesso all’AI
Consentire l’accesso al sito agli assistenti AI e ottimizzare architettura, dati e contenuti affinché siano facilmente interpretabili dai modelli linguistici.
3. Contenuti per il ranking, per intercettare nuovi trend con un pizzico di fan-out query
Le query transazionali continuano a generare traffico e restano fondamentali. I contenuti sono un asset fondamentale per spingere le pagine di natura transazionale.
Allo stesso tempo, i contenuti legati a trend emergenti risultano meno impattati dalle AI Overview e rappresentano ancora una fonte importante di traffico e scoperta del brand.
I fattori EEAT (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness) sono oggi ancora più centrali.
Inoltre, gli LLM funzionano per fan-out query: partono da un tema principale e lo espandono in una rete di domande correlate.
Se un contenuto non copre queste diramazioni, l’AI cercherà altrove.
Fare SEO nel 2026 significa anche:
4. “Contaminare il web” e aumentare la popolarità del brand
Per influenzare ciò che gli LLM apprendono e restituiscono, non basta più pubblicare contenuti sul proprio sito e fare off-site SEO tradizionale.
È necessario presidiare fonti autorevoli, partecipare a community verticali, pubblicare su media di settore ed essere presenti su marketplace, comparatori e piattaforme editoriali.
In altre parole: contaminare il web con informazioni coerenti, affidabili e riconducibili al brand, diffondendo il brand nell’ecosistema informativo digitale.
5. Monitorare il successo: scegliere le “stelle polari”
Accanto ai KPI di traffico, è necessario integrare nuove metriche, per esempio:
Questo permette di avere degli indicatori del successo chiari e coerenti con il nuovo contesto.
Ni.
I cambiamenti rispetto alla SEO tradizionale sono principalmente tre:
Guardando avanti, è plausibile che:
Il SEO evolverà da ottimizzatore di pagine a architetto dell’informazione, capace di rendere il brand comprensibile, affidabile e utile in ecosistemi sempre più guidati dall’AI.
Anche in un ecosistema dominato dall’intelligenza artificiale, una cosa non cambia:
la ricerca nasce sempre da un bisogno umano.
Prima c’erano solo i motori di ricerca, oggi si affiancano le AI.
Entrambi restano layer tecnologici che rispondono a persone che cercano.
Fare SEO nel 2026 significa, come ogni grande cambiamento, tornare alle fondamenta: comprendere bisogni, contesti e intenzioni, e tradurli in prodotti, informazioni chiare, complete e affidabili.
Solo così i brand potranno continuare a essere visibili, rilevanti e scelti nell’era dell’AI.
© 2025 Cerved Group S.p.A. u.s.
Via dell’Unione Europea n. 6/A-6/B – 20097 San Donato Milanese (MI) – REA 2035639 Cap. Soc. € 50.521.142 – P.I. IT08587760961 – P.I. Gruppo IT12022630961 - Azienda con sistema qualità certificato da DNV – UNI EN ISO 9001:2015