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15 dicembre 2025

SEO Trend 2026: come fare SEO nell’era dell’AI

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Negli ultimi anni la SEO ha vissuto molte trasformazioni, ma nessuna è paragonabile a quella che stiamo attraversando oggi. L’ingresso massivo dell’intelligenza artificiale nei motori di ricerca e nei nuovi assistenti conversazionali sta cambiando profondamente il modo in cui le persone cercano informazioni, prendono decisioni e interagiscono con i brand.

Il 2026 segna un punto di svolta: non siamo più di fronte a una semplice evoluzione della SERP, ma a un nuovo ecosistema di ricerca, sempre più zero click e sempre più mediato da AI e agenti intelligenti.

In questo scenario, continuare a fare SEO come in passato non è solo inefficace: è rischioso.

In questo articolo analizziamo i principali SEO Trend 2026 e spieghiamo come fare SEO nell’era dell’AI, partendo dall’evoluzione della ricerca e da ciò che oggi conta davvero per i brand.

Dalla SERP alla risposta: il mondo della ricerca è (quasi) zero click


Per oltre vent’anni, parlare di consulenza SEO ha significato soprattutto posizionarsi nei “10 risultati blu”.

Un posizionamento che generava traffico: i siti web nutrivano il motore di ricerca di contenuti e, in cambio, ricevevano visite.

Oggi questo paradigma non esiste più.

Sempre più spesso siamo passati da 10 risultati a una risposta unica, generata direttamente dall’AI, senza alcun bisogno per l’utente di cliccare su un sito web.

Le conseguenze sono evidenti:

1. Il traffico organico tende a ridursi, soprattutto nelle fasi informative.

2. La competizione non è più solo “per il ranking”, ma per essere menzionati dell’AI.


I nuovi attori della ricerca: non solo Google


Accanto a Google stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nuovi ambienti di ricerca basati su AI generativa e modelli linguistici avanzati (ChatGPT, Claude, Perplexity per citarne alcuni).

Questi strumenti non mostrano una lista di risultati: rispondono direttamente alle domande degli utenti.


Lo fanno combinando la conoscenza appresa in fase di addestramento con informazioni recuperate dal web e dai motori di ricerca quando sono necessari dati aggiornati e affidabili.

Nasce così un ecosistema di ricerca ibrido, in cui:

  • i motori di ricerca restano fondamentali nel background per individuare contenuti pertinenti e rilevanti;
  • gli assistenti AI diventano l’interfaccia principale per l’utente finale.

Gli LLM provano a conquistare la customer journey


Gli assistenti AI non si limitano a fornire risposte: orchestrano l’intera esperienza decisionale.

In particolare:

  • presidiano la fase informativa e decisionale;
  • anticipano bisogni e intenzioni;
  • guidano l’utente verso lo step successivo più logico;
  • assorbono funzioni che prima erano distribuite (FAQ, confronti, filtri, ricerche).

La customer journey diventa più breve, più lineare e più guidata.

Ma anche meno controllabile dai brand, se questi non sono presenti nel modo corretto.


Cosa cambia davvero rispetto alla SEO tradizionale


L’impatto dell’AI sulla SEO non è solo tecnico, ma profondamente strategico.

1. Calo dei clic e nuove metriche

Le AI generative rispondono direttamente alle domande degli utenti.

Il traffico proveniente dagli assistenti AI è ancora marginale, mentre cresce l’importanza di KPI alternativi, come:

  • AI Share of Voice
  • menzioni del brand
  • sentiment associato al brand

2. Un nuovo spazio di visibilità per i brand

La domanda non è più solo “in che posizione sono?”, ma:

  • il mio brand viene menzionato dalle AI?
  • in quale contesto?
  • con quale messaggio?
  • il messaggio è corretto?

3. La reputazione diventa un fattore (ancora più di prima)

Le risposte dell’AI trasmettono un sentiment.

Se le informazioni su un brand sono imprecise, incomplete o negative, l’impatto sulla percezione e sulle decisioni degli utenti è immediato.

Diventa quindi fondamentale presidiare le informazioni, garantirne accuratezza, completezza e coerenza, e lavorare attivamente sul sentiment.




Cosa è necessario fare per sopravvivere (e prosperare)


1. Comprendere il mercato (domanda e offerta)

Analizzare come le persone cercano informazioni, prodotti e brand, individuando cosa funziona, cosa non funziona e dove stanno emergendo nuove opportunità.

2. Permettere e facilitare l’accesso all’AI

Consentire l’accesso al sito agli assistenti AI e ottimizzare architettura, dati e contenuti affinché siano facilmente interpretabili dai modelli linguistici.

3. Contenuti per il ranking, per intercettare nuovi trend con un pizzico di fan-out query

Le query transazionali continuano a generare traffico e restano fondamentali. I contenuti sono un asset fondamentale per spingere le pagine di natura transazionale.

Allo stesso tempo, i contenuti legati a trend emergenti risultano meno impattati dalle AI Overview e rappresentano ancora una fonte importante di traffico e scoperta del brand.

I fattori EEAT (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness) sono oggi ancora più centrali.


Inoltre, gli LLM funzionano per fan-out query: partono da un tema principale e lo espandono in una rete di domande correlate.

Se un contenuto non copre queste diramazioni, l’AI cercherà altrove.

Fare SEO nel 2026 significa anche:

  • individuare gli intenti sottostanti a un topic;
  • progettare contenuti per l’intera journey;
  • misurare la copertura informativa, non solo il ranking.

4. “Contaminare il web” e aumentare la popolarità del brand

Per influenzare ciò che gli LLM apprendono e restituiscono, non basta più pubblicare contenuti sul proprio sito e fare off-site SEO tradizionale.

È necessario presidiare fonti autorevoli, partecipare a community verticali, pubblicare su media di settore ed essere presenti su marketplace, comparatori e piattaforme editoriali.

In altre parole: contaminare il web con informazioni coerenti, affidabili e riconducibili al brand, diffondendo il brand nell’ecosistema informativo digitale.

5. Monitorare il successo: scegliere le “stelle polari”

Accanto ai KPI di traffico, è necessario integrare nuove metriche, per esempio:

  • visibilità sui motori di ricerca e sugli assistenti AI;
  • ricerche presidiate;
  • sentiment del brand;
  • quota di presenza rispetto ai competitor.

Questo permette di avere degli indicatori del successo chiari e coerenti con il nuovo contesto.


Ma è tutto davvero nuovo?


Ni.

I cambiamenti rispetto alla SEO tradizionale sono principalmente tre:

  • serve lavorare in modo sempre più preciso e integrato su tutti gli aspetti della SEO, con meno compromessi rispetto al passato;
  • il fan-out query è un nuovo termine per i SEO ma in realtà era qualcosa che si cercava già di ricostruire con analisi delle SERP e dei contenuti. Gli intenti sottostanti non direttamente espressi nella query ci sono sempre stati;
  • la contaminazione del web con il brand diventa fondamentale: se non costruisci un brand riconoscibile e autorevole, semplicemente non esisti.

Uno sguardo al futuro della SEO


Guardando avanti, è plausibile che:

  • il web venga sempre più navigato da AI Agent;
  • una parte crescente del traffico diventi machine-to-machine;
  • contino sempre di più dati, entità e strutture informative rispetto a pagine e layout.

Il SEO evolverà da ottimizzatore di pagine a architetto dell’informazione, capace di rendere il brand comprensibile, affidabile e utile in ecosistemi sempre più guidati dall’AI.


La ricerca resta umana


Anche in un ecosistema dominato dall’intelligenza artificiale, una cosa non cambia:

la ricerca nasce sempre da un bisogno umano.

Prima c’erano solo i motori di ricerca, oggi si affiancano le AI.

Entrambi restano layer tecnologici che rispondono a persone che cercano.

Fare SEO nel 2026 significa, come ogni grande cambiamento, tornare alle fondamenta: comprendere bisogni, contesti e intenzioni, e tradurli in prodotti, informazioni chiare, complete e affidabili.

Solo così i brand potranno continuare a essere visibili, rilevanti e scelti nell’era dell’AI.