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27 MAGGIO 2025

Che cos’è la ASO e perché è importante per il tuo business?

Quanto volte ci siamo trovati alla ricerca dell’applicazione giusta? È un gesto che ormai fa parte del nostro quotidiano e reiteriamo in caso di qualsiasi necessità. Per usare una similitudine, da quando lo smartphone è diventato il coltellino svizzero delle nostre vite, gli app store sono il manico dal quale tirar fuori soluzioni.

Sentiamo una bella canzone e vogliamo saperne il titolo? C’è un’app che lo fa. Visitiamo una città e cerchiamo qualcosa di buono da mettere sotto i denti? Altra app. E gli esempi sarebbero infiniti.

Questa abitudine è ben nota al digital marketing: settore che raramente si lascia sfuggire opportunità generate da comportamenti di massa. È così che nasce la ASO, una disciplina fondamentale per l’acquisizione in alcuni contesti. Ma non corriamo. Prima di entrare nel merito, è bene fare un passo indietro e ragionare sulla definizione: che cos’è la ASO? E qual è il suo obiettivo principale?

Cosa si intende per ASO

“ASO” è l’acronimo di App Store Optimization e descrive un insieme di attività finalizzate ad aumentare la visibilità di un’applicazione mobile attraverso le principali piattaforme di distribuzione. In dettaglio, parliamo di sfruttare i fattori che influenzano la classifica delle app, per incrementare i download del prodotto e di conseguenza la sua user base.

Per fare un esempio, pensiamo a un utente che digita sull’Apple Store o sul Google Play Store “app per allenamenti”. Se il nostro business includesse uno strumento per gli esercizi e il workout quotidiano, vorremmo che fosse la nostra applicazione ad apparire in cima. E non solo: ci piacerebbe decidere come questa si presenta, in modo da aumentare il numero di download e accrescere l’utenza.

A cosa serve?

Tutto questo processo – dalle analisi preliminari alle ottimizzazioni - è competenza della App Store Optimization. A qualcuno saranno venuti in mente i motori di ricerca e la Search Engine Optimization. E tutt’altro che a sproposito. Possiamo considerare la ASO come una versione per app della SEO? In un certo senso. È vero che operano su due database diversi, ma l’obiettivo rimane quello di scalare i posizionamenti e aumentare la visibilità in maniera organica.

Sarebbe comunque fuorviante considerarle la medesima disciplina. SEO e ASO si assomigliano nella sostanza, ma la forma è tutt’altra storia. Cambia soprattutto il sistema di ranking e con questo l’intera strategia da imbastire. Sappiamo bene che i motori di ricerca agiscono attraverso algoritmi complessi e che per esserci occorre rispettare linee guida multi-disciplinari.

Sugli app store c’è un’infrastruttura più semplice e con un numero di fattori contenuto. Il lavoro va però articolato su due marketplace (Apple e Google) che hanno caratteristiche e regole distinte.

Fattori di Ranking ed elementi Ottimizzabili

Arriviamo all’atto pratico. Vediamo quali sono i principali campi su cui possiamo concentrare la nostra ottimizzazione:

  • nome dell’app: scegliere la nomenclatura corretta è fondamentale, così come lo è per il “title SEO” su una URL che ranka su Google. Il titolo deve essere rilevante, accattivante e includere parole chiave molto cercate dagli utenti. Il limite massimo di caratteri disponibili è di 50 per Google Play e 30 per lo store di Apple.
  • description: è lo spazio che concede la possibilità di raccontare l’applicazione. I caratteri a disposizione sono 4.000 e vanno sfruttati al massimo per fornire il giusto contesto semantico all’algorismo. Allo stesso tempo, l’utente deve poter trovare funzionalità, caratteristiche e descrizione del prodotto.

Per Google è un importante segnale di ranking, specie per le parole chiave a coda lunga e per individuare il campo semantico.

Per Apple invece non influisce sul ranking. Ha tuttavia un peso sul conversion rate e – indirettamente – sulla visibilità all’interno dello store.

  • Sottotitolo / Short Description: una sorta di cappello introduttivo che descrive la app in non pù di una riga. Si chiama “Short description” per Google e “Sottotitolo” per Apple ma la funzione è molto simile.

Sul Play Store: è di massimo 80 caratteri, viene mostrata nella pagina di dettaglio (sotto “Info sull’app”) e ha un’influenza diretta sul ranking. La sua funzione è più simile a un copy pubblicitario o a una meta-description SEO.

Sull’Apple Store: è di massimo 30 caratteri e viene mostrato immediatamente sotto il nome della app. Ha anch’essa un’influenza diretta sul ranking. La sua funzione è quella rafforzativa rispetto al titolo.

  • Keyword: è un campo nascosto e sono informazioni che l’utente non può vedere. In questo spazio, il proprietario della app può inserire un elenco di parole chiave per le quali comparire nei risultati di ricerca.

Sull’Apple Store: sono meta-dati utilizzati per indicizzare l’app. Il limite sono 100 caratteri e usa le virgole come separatore.

Sul Play Store: non è disponibile, perché Google raccoglie quelle informazioni semantiche direttamente dalla descrizione.

  • Indicizzazione esterna: non è un vero campo da compilare, ma un’opportunità da tenere a mente. Parliamo della visibilità organica al di fuori degli store, ovvero della capacità delle pagine app di essere trovate, scansionate e posizionate da Google nella SERP tradizionale. Una variabile molto importante e che – ancora una volta – conferma l’attenzione da prestare alla semantica dei dati inseriti. Anche in questo caso, ci sono delle differenze a seconda dello store di riferimento:

Sul Play Store: è parte dell’ecosistema Google. Gli elementi leggibili sono titolo, short e long description, recensioni. Non è raro riscontrare la presenza di app tra i posizionamenti in SERP

Sull’Apple Store: l’indicizzazione su Google è più limitata e la leggibilità dei dati è ridotta. Le presenze in SERP di app per iOS sono rare.


(Esempio di visualizzazione app nei 2 store principali: a sinistra Apple Store, a destra Play Store)

Come creare una strategia di ottimizzazione?

La fase più complessa è quella strategica, nella quale occorre definire gli step necessari al raggiungimento dell’obiettivo. Ecco uno schema che può rivelarsi utile per stabilire le attività ASO:

1 – Analisi preliminare e inquadramento settore: indispensabile per conoscere lo scenario di riferimento e i key benefits del proprio prodotto.

2 – Keyword Research: attraverso strumenti come keywordtool.io o AppTweak, possiamo conoscere i volumi di ricerca delle parole chiave usate sugli app store e sviluppare dei ragionamenti.

3 – Ottimizzazione in-store e gestione: la fase di messa a terra sui due store di riferimento. Non trascurare la parte di gestione, nella quale vengono supervisionati i feedback e le valutazioni in-app.

4 – Monitoraggio dei KPI e rafforzamento visibilità esterna: come step finale ci teniamo la parte di link building e di rafforzamento dell’indicizzazione su Google. Molto importante è l’attività di monitoraggio dei risultati, come la visibilità sugli store, il tasso di conversione, la retention e la monetizzazione.

Conclusioni

In uno scenario digital sempre più sfaccettato e multi-canale, abbiamo imparato che la ASO può diventare una leva strategica fondamentale. Chiaramente la condicio sine qua non è la presenza di un prodotto App nel nostro business. E bisogna distinguere tra le app standalone, destinate a un pubblico ampio (ottime per la ASO), dalle app “post vendita” di supporto per la customer base, sulle quali l’ottimizzazione ha meno senso.

Come per la SEO, anche la ASO richiede costanza, metodo e pazienza. Ma con il tempo saprà ripagarci con un posto di rilievo nelle top charts.