L'industria dei Mini-bond italiani ha raggiunto nel 2019 la soglia delle 801 emissioni, con 536 aziende che hanno sperimentato questo canale di finanziamento, fra cui 314 PMI.
Anno dei record per i mini-bond che nel 2019 si confermano una fonte di finanziamento in continua crescita, alternativa e /o complemento al credito bancario, per arrivare al mercato degli investitori professionali e a eventuali operazioni più complesse come il private equity o la quotazione in Borsa.
Importanti i numeri dalla sesta edizione del Report italiano sui Mini-bond realizzato dall’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano con la collaborazione, tra gli altri, di Cerved Rating Agency: la ricerca, ha identificato 536 imprese italiane che alla data del 31 dicembre 2019 avevano collocato mini-bond; di queste, 314 (il 58,6%) sono PMI. Nel 2019 le emittenti sono state 183 (di cui ben 129 si sono affacciate sul mercato per la prima volta), record storico per entrambi i valori da quando è partita l’industria.
Importanti i numeri dalla sesta edizione del Report italiano sui Mini-bond realizzato dall’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano con la collaborazione, tra gli altri, di Cerved Rating Agency.
Dall’Osservatorio emerge la crescita del numero di emissioni del 24,7% in più rispetto all’anno precedente, pari a quota 207, ben 183 le società emittenti di cui 129 per la prima volta e +21,1% per il flusso di raccolta a 1,18 miliardi di euro. Il 69,4% delle imprese emittenti sono SpA, il 28,4% Srl e il 2,2% società cooperative, percentuali che si mantengono stabili rispetto al 2018. Il volume dei ricavi invece è molto variabile: 54 emittenti (29,5%) fatturavano meno di 10 milioni di euro prima del collocamento. Si conferma la netta supremazia del comparto manifatturiero (44,3% del campione).
In merito alla localizzazione geografica si evidenzia una netta prevalenza delle regioni del Nord: domina la Lombardia con 41 emittenti (il 22,4% su scala nazionale), ma crescono il Veneto e il Trentino-Alto Adige, e anche le regioni di Sud. Quanto ai motivi del collocamento, prevale dominante l’obiettivo di finanziare la crescita interna dell’azienda (62,1%) e di ristrutturare le passività finanziarie (12,7%), seguono il bisogno di alimentare il ciclo di cassa del capitale circolante (PMI) e le strategie di crescita esterna tramite acquisizioni (grandi imprese).
“Il rating si conferma uno strumento di analisi molto apprezzato dagli investitori sia in ottica di assunzione del rischio che in fase di monitoraggio del medesimo” conferma Fabrizio Negri di Cerved Rating Agency.