La pianificazione finanziaria: meglio avere le idee chiare

Per approfondire il tema della pianificazione finanziaria e del business plan, scarica la Guida Cerved :”Come ti valutano le banche e i finanziatori”

La banca è interessata a conoscere i flussi finanziari della tua impresa e le informazioni che da essi derivano sono così importanti da poter condizionare il successo o il fallimento della richiesta di credito.

La pianificazione finanziaria

Lo strumento che ti consente di gestire correttamente la liquidità e di tenere sotto controllo le entrate e le uscite monetarie è la pianificazione finanziaria. Tramite questa attività verifichi se la tua impresa presenta:
● un equilibrio finanziario tra impieghi e fonti di capitale in modo che gli investimenti e le spese trovino la giusta copertura finanziaria;
● un equilibrio monetario tra entrate e uscite di cassa per mantenere la liquidità aziendale.

La pianificazione finanziaria può essere:
● a medio-lungo termine (3-5 anni);
● a breve termine (1 anno).

Per una pianificazione di medio-lungo periodo utilizza i bilanci previsionali, mentre nel breve ricorri ai budget di cassa mensili.

Presentati in banca con i conti già fatti

Richieste di credito finalizzate a un obiettivo preciso e supportate da una adeguata pianificazione finanziaria migliorano la tua possibilità di ottenere credito.

Se hai bisogno di un finanziamento per:
sviluppare l’attività;
recuperare un livello soddisfacente di redditività;
ristabilire una situazione di equilibrio finanziario;
sostenere un nuovo progetto;
trasferire risorse finanziarie ai soci;

presentati in banca con una corretta pianificazione finanziaria. Aiuta l’analista a conoscere la tua impresa, a capire come gestisci i flussi di pagamento e di incasso e che tipo di finanziamento ti serve nel breve, medio
e lungo periodo per raggiungere il tuo obiettivo.

Hai una nova idea da finanziare? Prepara il Business Plan

Per la banca deve essere chiaro chi sei, chi sono i tuoi soci, quale obiettivo stai perseguendo e con quali strategie, se partecipi al rischio con il tuo capitale, quali sono le necessità finanziarie e perché il finanziamento richiesto risulta fondamentale per lo sviluppo del progetto.

Il business plan è il documento principale che devi presentare in banca per accedere al credito.

Gli argomenti che devi sviluppare sono i seguenti:
● descrizione dei soggetti promotori e dell’impresa;
● sintesi del progetto;
● descrizione del prodotto o servizio;
● descrizione del mercato di riferimento;
● definizione delle strategie commerciali;
● descrizione dell’organizzazione dei fattori produttivi;
● analisi delle risorse finanziarie da investire nel progetto;
● proiezioni economico-finanziarie dell’impresa;
● analisi del momento in cui comincerai a guadagnare.

Per approfondire il tema della pianificazione finanziaria e del business plan, scarica la Guida Cerved :”Come ti valutano le banche e i finanziatori”

Sai parlare con le banche?

Scoprilo scaricando il primo capitolo della Guida Cerved “Come ti valutano le banche e i finanziatori”

Che linguaggio parlano banche e imprese?

Quando ti rivolgi alla banca per chiedere un finanziamento ti può capitare di presentarti con:

 ● un trend del fatturato altalenante;

● una conoscenza solo indicativa del tuo fabbisogno finanziario;

 ● una modesta patrimonializzazione;

 ● l’esigenza di rinegoziare il debito bancario in essere;

 ● una richiesta di credito per nuovi progetti o progetti già avviati.

Il più delle volte trovi:

● un difficile accesso al credito;

● una sempre maggiore richiesta di garanzie;

● una modesta valorizzazione del nuovo capitale immesso in azienda, considerato più una garanzia per ottenere il rimborso dei prestiti che un motivo per migliorare il merito di credito;

● la richiesta di maggiori informazioni qualitative e prospettiche.

In sintesi, hai difficoltà a dialogare con la banca e ad arrivare a un punto di incontro tra la tua necessità di finanziamento e l’esigenza della banca di disporre di sufficienti garanzie a rimborso del credito. Per uscire da questo impasse nel rapporto banca-impresa è necessario individuare al meglio i fabbisogni finanziari della tua impresa e presentarti in modo adeguato per facilitare il dialogo con gli interlocutori bancari.

Analogamente a quando ti presenti ad un potenziale cliente o fornitore, anche nei confronti della banca devi prima di tutto dimostrare di voler agire per la continuità aziendale, spiegare che l’azienda ha le risorse e le caratteristiche per stare sul mercato, che la proprietà crede nell’impresa e continuerà ad investire, che esistono competenze per la crescita e lo sviluppo dell’attività.

Quando chiedi credito la banca raccoglie informazioni quantitative che provengono principalmente dal bilancio.

L’istituto di credito può reperire anche informazioni qualitative, per esempio, dal tuo sito internet o dalle tue brochure commerciali, o da altri data-base che raccolgono informazioni sulle tue abitudini di pagamento.

Infine, la banca generalmente consulta le informazioni di carattere andamentale che riguardano i tuoi rapporti con il sistema bancario, la movimentazione dei tuoi conti, l’effettivo utilizzo dei fidi.

Che reputazione hai sul mercato?

Credibilità e trasparenza aiutano le imprese ad essere visibili in un mercato finanziario in rapida evoluzione, che favorisce le imprese in grado di autovalutarsi, di individuare i propri fabbisogni e di presentarsi in modo appropriato ai terzi finanziatori. Ti sei domandato che reputazione hai sul mercato? Clienti, fornitori e più in generale i terzi finanziatori si chiedono se sei affidabile, e tu cosa fai per dimostrarlo?

Prima negli Stati Uniti e, in seguito, in altri paesi sono nati dei sistemi che misurano la reputazione aziendale e che sono uti[1]lizzati in modo proficuo dalle imprese. Il tema della reputazione è fortemente innovativo per l’Italia e Cerved l’ha introdotto in Europa tramite la piattaforma di gestione della reputazione aziendale “MyCerved

In sintesi , il primo passo per instaurare un corretto dialogo con la banca è presentarti con il vestito della festa.

Leggi il primo capitolo della Guida “Come ti valutano le banche i finanziatori”.

Analizza il tuo bilancio sapendo cosa valuta la banca

Scarica il secondo capitolo della Guida Cerved “Come ti valutano le banche e i finanziatori” e troverai tutte le risposte per una corretta analisi di bilancio.

Conosci il tuo bilancio?

Analizzare il proprio bilancio sapendo su cosa si focalizzerà la banca può essere molto utile. Adottare strutture di bilancio in sintonia con le aspettative degli istituti di credito facilita il dialogo con la banca.

Quando chiedi un finanziamento, per favorire la comprensione dei tuoi dati economico-finanziari fornisci alla banca, oltre al bilancio, un’analisi che mostra la redditività e la struttura finanziaria della tua impresa.

L’equilibrio economico

Equilibrio finanziario ed equilibrio economico sono due componenti imprescindibili per rimanere sul mercato: una delle principali cause di default dell’impresa è la mancanza di liquidità necessaria per proseguire la propria attività e onorare i propri debiti.

Il documento da cui partire per l’analisi di bilancio è lo Stato Patrimoniale che generalmente viene suddiviso in 5 macro categorie. Le attività sono composte dalle immobilizzazioni e dall’attivo corrente o circolante, le passività dal patrimonio netto, dai debiti a medio lungo termine e dalle passività correnti. Diversi sono gli indicatori da calcolare per conoscere lo stato di salute della tua impresa.

Il Capitale Circolante Netto (CCN) è un margine di primaria importanza perché, se positivo, significa che la tua impresa è in grado di far fronte agli impegni a breve termine con attività liquide. Il CCN è costituito dalla differenza tra le attività correnti e le passività correnti, in altri termini da (rimanenze + liquidità immediate + crediti a breve termine) meno (debiti finanziari + debiti a breve termine).

La tua impresa è ben capitalizzata se per ogni 100 euro investiti in azienda, almeno 25 sono finanziati direttamente da te.

Calcola il tuo indice di indebitamento. Più l’indice cresce più l’impresa è indebitata.

Valori inferiori a 4 indicano una situazione ottimale.

Un valore particolarmente interessante è il Margine Operativo Lordo (MOL o EBITDA) che considera solo la gestione caratteristica dell’impresa e che si ottiene sottraendo al valore della produzione il costo della produzione, escludendo dal calcolo gli ammortamenti e le svalutazioni. L’indice così calcolato non tiene conto degli oneri e proventi finanziari, dei costi e ricavi straordinari e delle imposte.

Se sottrai dal MOL il valore degli ammortamenti, degli accantonamenti operativi e sommi il saldo di ricavi e oneri diversi ottieni il Margine Operativo Netto (MON o EBIT).

Sai quanto incidono i debiti bancari sulla gestione caratteristica (MOL)? Un valore di tre volte superiore al MOL indica carenza di risorse per rimborsare i prestiti.

Vi sono diversi altri indici da calcolare che sono spiegati nel secondo capitolo della Guida Cerved,

L’equilibrio finanziario

Come già detto, equilibrio finanziario e equilibrio economico sono strettamente correlati. I costi e i ricavi, infatti, sono misurati, rispettivamente, da uscite ed entrate finanziarie. Cosa significa valutare l’andamento economico del tuo business? Vuol dire calcolare l’ammontare dei costi e dei ricavi della tua attività e verificare che gli indici di redditività ad essi connessi forniscano dei risultati positivi.


Il MOL, già considerato in relazione alle voci dello Stato Patrimoniale, è uno dei più importanti indicatori perché misura la redditività della sola gestione caratteristica dell’impresa. Il rapporto tra MOL e fatturato indica il margine di guadagno per ogni unità di fatturato.

Puoi proseguire l’analisi della tua impresa attraverso il calcolo di altri indicatori di redditività come il ROE e il ROI che sono considerati tra i principali indici di bilancio utilizzati nel processo di valutazione del merito di credito da parte della banca.

Il ROE (Return on Equity) dice già molto a chi valuta il tuo merito di credito perché misura il rendimento del capitale proprio ed è dato dal rapporto tra l’utile netto d’esercizio e il capitale netto che hai conferito nella tua impresa.

Il ROI (Return On Investment) è un indice di redditività molto utilizzato che esprime, in termini percentuali, quanto rendono gli investimenti che hai fatto. Il confronto con il valore medio di settore e una analisi del trend dell’indice nel tempo è molto utile e, In generale, è auspicabile un valore positivo più elevato possibile.

Nel secondo capitolo della Guida Cerved sono presenti esempi di MOL e MON e un tool che ti consente di calcolare i principali indici del tuo bilancio.

Una volta analizzata la tua struttura economico-finanziaria, ti sei reso conto di come sei posizionato rispetto ad una “situazione ottimale di equilibrio”. Ma c’è un’altra grandezza fondamentale nel processo di valutazione della banca che è il cash flow o “flusso di cassa”.

Vi sono diverse modalità e diversi livelli di approfondimento per arrivare all’effettiva variazione di cassa. Partendo dall’analisi del conto economico, si potrebbe pensare che l’utile netto coincida con la cassa. In realtà, nella determinazione dell’utile incidono delle voci di carattere non monetario che effettivamente non generano un’uscita di liquidità dall’azienda.

Basti pensare all’acquisto di un macchinario, in cui il pagamento avviene normalmente per intero nell’anno di acquisto, ma troviamo dei riflessi di questa operazione per diversi anni in conto economico, sotto la forma degli ammortamenti, che non rappresentano un’uscita di cassa (che è avvenuta tutta nell’anno di acquisto), ma un allineamento contabile.

Il cash flow ti dà una prima indicazione sulla liquidità generata dalla tua attività. Leggendo il capitolo troverai un tool che ti consente di calcolare il tuo cash-flow.

Scarica il secondo capitolo della Guida Cerved “Come ti valutano le banche e i finanziatori” e troverai tutte le risposte per una corretta analisi di bilancio.

LinkedIn Social Selling: opportunità e strategie

Conoscere lo sviluppo e le potenzialità di Social Selling su LinkedIn è importantissimo per progettare una strategia di Lead generation vincente che porti a una crescita aziendale in target.

Come mettere in atto una strategia di LinkedIn Social Selling?

Gli elementi chiave per una strategia di vendita vincente su LinkedIn, sono molteplici. È sicuramente importante:

Per approfondire tutte queste tematiche, rivivi il webinar “LinkedIn Social Selling: opportunità e strategie ” in compagnia di Carla Sinisi, Customer Success Manager e Fulvio Barbella, Project Manager di PayClick e scarica tutti i materiali dell’evento.

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Quanto cresce la tua impresa? Come ti posizioni rispetto al mercato?

Calcola il tuo tasso di crescita e confrontalo con quello delle imprese del tuo settore e dimensione. Inizia subito!

Il primo parametro che solitamente si stima nel processo di valutazione dell’impresa è la crescita del fatturato. Tuttavia, per avere informazioni utili per poter comprendere meglio l’andamento dell’impresa e definire delle strategie, è importante stabilire non solo quale sarà la crescita del fatturato nel medio periodo (1-3 anni), ma confrontare anche il tasso di crescita con quello delle imprese della stessa dimensione e settore e con il valore medio nazionale. Stiamo parlando di benchmark utili per posizionare correttamente l’impresa sul mercato.

L’evoluzione dei ricavi può dipendere più o meno strettamente dall’andamento del ciclo economico, ma la discriminante è in molti casi il settore di appartenenza dell’impresa.

Il fatturato è anche la prima voce che guardano le banche quando devono valutare il merito creditizio dell’impresa. In questo caso è importante analizzare e spiegare in maniera chiara quali fattori hanno determinato l’evoluzione dei ricavi negli anni, per evitare un giudizio superficiale da parte della banca.

Per esempio, una diminuzione del fatturato, spiegata da una accurata selezione dei clienti che ha portato a privilegiare quelli più affidabili e puntuali nei pagamenti, non necessariamente è un elemento negativo. Anzi, il calo dei redditi, se motivato correttamente, può essere letto dall’analista bancario come una gestione accurata e sostenibile della tua azienda.

Quanto rende il capitale che hai investito nella tua impresa?

Calcola la tua redditività e confrontala con quella delle imprese del tuo settore e dimensione. Inizia Subito!

Equilibrio finanziario e equilibrio economico sono strettamente correlati. I costi e i ricavi, infatti, sono misurati, rispettivamente, da uscite ed entrate finanziarie. Cosa significa valutare l’andamento economico del tuo business?

Vuol dire calcolare l’ammontare dei costi e dei ricavi della tua attività e verificare che gli indici di redditività ad essi connessi forniscano dei risultati positivi.

Puoi analizzare la redditività della tua impresa attraverso il calcolo ROE che è considerato tra i principali indici di bilancio utilizzati nel processo di valutazione del merito di credito da parte della banca.

Il ROE (Return on Equity) dice già molto a chi valuta il tuo merito di credito perché misura il rendimento del capitale proprio ed è dato dal rapporto tra l’utile netto d’esercizio e il capitale netto che hai conferito nella tua impresa.

Il ROE ti consente di valutare quanto rende il capitale proprio conferito nell’impresa ed eventualmente confrontarlo con investimenti alternativi. Per chi sta analizzando l’azienda esso rappresenta un indicatore immediato della redditività.

Non esiste un valore fisiologico, in quanto questo varia molto in relazione al settore di riferimento. In termini generali, è auspicabile un valore positivo più elevato possibile.

Blog aziendale: come scrivere contenuti SEO friendly

Conoscere tutti gli strumenti più indicati per scrivere contenuti SEO friendly e gestire un blog aziendale è importantissimo per portare più traffico al proprio sito web. Un modo per aumentare i tempi di lettura, farsi trovare dai motori di ricerca e conoscere tutti i fattori che influiscono sull’abbandono del proprio sito internet da parte dei visitatori.

Come preannunciava Bill Gates, già nel 1996, “il contenuto è il re”. In effetti, il contenuto testuale è tutto, fa capire ai motori di ricerca di cosa parliamo e convince i nostri utenti a fidarsi di noi, a restare sul nostro sito, a comprare i nostri prodotti. Per questo, è importante ottimizzare i nostri siti web per posizionarli al meglio e ampliare gli argomenti di cui parliamo aprendo un blog aziendale.

Che cos’è e cosa deve contenere un blog SEO friendly?

Un blog aziendale deve contenere contenuti di tipo diverso (testi, infografiche, video) su argomenti diversi, scelti sulla base di ciò che si aspetta la nostra audience. Il ruolo del blog è, dunque, quello di diversificare la comunicazione del nostro brand, ampliando gli argomenti da trattare e la nostra visibilità on line. Grazie a un blog aziendale possiamo, infatti, migliorare il posizionamento del nostro sito ed essere presenti su più ricerche, ottenendo più traffico qualificato al suo interno. Un blog è anche un ottimo strumento per migliorare l’autorevolezza del brand e convincere gli utenti a diventare lead. Per questo è importante parlare di argomenti che ci competano. Inoltre, il blog può essere un ottimo aiuto anche per incrementare la nostra visibilità sui social perché può essere condiviso.

Per capire di cosa parlare all’interno di un blog, quali siano dunque, gli argomenti relativi al nostro business indicati per la nostra audience, è consigliabile creare un piano editoriale ottimizzato in chiave SEO per una strategia a lungo termine. Creare un piano editoriale in chiave SEO significa inserirvi sin da subito le parole chiave da utilizzare.

Che cos’è una keyword?

Una keyword è una parola o un insieme di parole che identificano un ambito specifico, un argomento preciso e non generico. Sono keyword molto interessanti quelle composte da più parole e quelle a coda lunga (utilizzate in più articoli, sebbene con minori volumi di ricerca, per permettere di ottenere maggiore traffico, migliori opportunità di posizionamento e maggiori conversioni).

L’intento di ricerca è un ambito legato alla keywords. Da questo, bisogna valutare quale tipologia di contenuto dare all’utente:

Come ricercare le keywords?

Prima di scegliere una keyword, bisogna accertarsi che questa sia cercata dagli utenti. Non bisogna, quindi, scegliere una keyword sulla base di cosa vogliamo dire ma essere al servizio della nostra audience e usare keyword attinenti al nostro argomento di pertinenza. Dopo aver identificato la keyword principale dobbiamo verificare se abbiamo già scritto contenuti simili. In questo caso è meglio aggiornare i nostri articoli piuttosto che scriverne ex-novo. In secondo luogo, occorre vedere i primi articoli posizionati per la nostra keyword e prendere nota delle caratteristiche di come affrontano i nostri argomenti (lunghezza, immagini utilizzate, indici ecc.).

Quindi, quanti articoli scrivere ogni mese? Quante keywords bisogna mettere per ogni articolo? Come si scrive un contenuto di qualità? Quanto deve essere lungo un articolo? Come ottimizzare le immagini, in chiave SEO?

Per rispondere a queste e a tante altre domande rivivi il webinar “Blog aziendale: come scrivere contenuti SEO friendly” in compagnia di Beatrice Zanetti, Head of Content di Proweb Consulting e scarica tutti i materiali dell’evento.

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Come migliorare i tassi di conversione del proprio sito web

Migliorare i tassi di conversione del proprio e-commerce è stare in equilibrio per tenere sotto controllo tante variabili con diverse possibilità di errore. Per questo è importante che lo shop online funzioni nel modo più efficiente possibile per trasformare i visitatori in clienti.

Come migliorare i tassi di conversione?

Migliorare i tassi di conversione non è semplice ma prevede diversi passaggi strategici come:

In generale, è bene curare l’esposizione dei prodotti e l’organizzazione del sito affinché le cose importanti siano visibili. L’esperienza on line e la sua facilità ci fa dimenticare, infatti, i fondamentali. Non bisogna dare per scontato quello che si vuole esprimere con segnaletiche, icone che, evidentemente, spesso non parlano da sole. Le icone universalmente riconoscibili sono, infatti, davvero poche. Quasi il 70% dei carrelli, per questo, risultano abbandonati.

I motivi più frequenti per qui si abbandonano i carrelli

I carrelli vengono abbandonati per diversi motivi come ad esempio:

Come ridurre l’abbandono del carrello

Possiamo ridurre l’abbandono del carrello attraverso alcune scelte strategiche:

Come ottimizzare l’HP

Riguardo alla Home Page, bisogna:

Le regole da seguire nella Product detail page

A livello di Product detail page conviene, inoltre:

Dal carrello alla cassa: ultimi step per un sito ottimale

Dal carrello alla cassa, occorre, infine:

In sintesi, occorre utilizzare un sistema completo che faccia prendere decisioni.

Per approfondire tutte queste tematiche, non perdere il video del webinar “Come migliorare i tassi di conversione del proprio e-commerce” o scarica la presentazione.

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Linkedin Ads per il B2B

LinkedIn è un social network tra i più diffusi al mondo e in Italia conta oltre 14 milioni di iscritti. È una piattaforma professionale di Microsoft e serve a stabilire connessioni tra individui in ambito business, disponibile in versione desktop e in versione mobile iOS e Android.  Negli anni, ha avuto un’evoluzione sostanziale, passando da social media per la ricerca del lavoro a Linkedin Ads, vera e propria piazza virtuale in ambito B2B, dove i professionisti si collegano tra loro con finalità di business.

Sponsorizzare un contenuto con LinkedIn Ads

LinkedIn Ads è, infatti, lo strumento nativo di LinkedIn che permette di sponsorizzare un contenuto. Grazie a LinkedIn Ads è possibile creare campagne pubblicitarie mirate offrendo la possibilità di entrare in contatto con diversi segmenti di pubblico, di solito B2B ma anche B2C (dando attenzione a un target/lead di qualità), coinvolgendo il proprio pubblico, e arrivando a un’audience potenziale molto ampio. Brand e aziende, su LinkedIn, hanno la possibilità di attirare l’attenzione delle loro audience e ingaggiare gli utenti per aumentare la notorietà e la reputazione, per fare employer branding, per contribuire alla lead generation e al traffico sul sito.  Lo scopo di LinkedIn è quello di mantenere gli utenti più tempo possibile all’interno della piattaforma quindi bisogna offrire contributi pertinenti e di valore per gli utenti.

Se tutti, ormai, hanno LinkedIn, non tutti sanno che, per fare Linkedin Ads, servono:

•       Una pagina LinkedIn di cui si deve essere amministratori

•       Un profilo LinkedIn con cui accedere all’account pubblicitario

•       Un campaign manager che non è altro che l’account pubblicitario

•       L’impostazione dell’insight tag sul sito/landing page

Quali criteri adotta LinkedIn per scegliere l’inserzione da pubblicare?

LinkedIn sceglie l’inserzione da pubblicare attraverso un’asta che ha due componenti principali:

Obiettivi e target delle Linkedin Ads

I tipi di obiettivi a cui si può puntare, con una campagna, sono molteplici: dall’awareness alla consideration per finire nella convertion. Tutto questo si può ottenere dopo aver stabilito il target che si vuole raggiungere e la tipologia di annuncio che si vuole utilizzare:

•       Annuncio con singola immagine

•       Annuncio immagine con il modulo

•       Annunci video

•       Annuncio di testo

•       Annuncio Spotlight (o dinamico)

•       Annuncio formato messaggio (InMail)

Va da sé come il target consigliato sia 100k-350k (mai sotto 50k e mai sopra i 500k). Più il target è ampio più bisogna investire. Inoltre, se le persone incluse nel target non interagiscono, il costo per risultato aumenta.

A questo punto, in base a quale criterio bisogna scegliere l’inserzione da pubblicare? A quali obiettivi si deve puntare? Come stabilire i target di cui sopra? Come realizzare un lead generation form?

Per approfondire tutte queste tematiche e scoprire tutti gli strumenti più adeguati per utilizzare LinkedIn Ads, compila il form, rivivi il webinar “Linkedin per il B2B” e scarica tutti i materiali dell’evento.

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Tendenze e prospettive del Food&Beverage

Il 23 febbraio è andato in scena l’evento “Tendenze e prospettive del Food&Beverage – Un pilastro del Made in Italy”.

Dal rincaro delle materie prime al costo dell’energia fino all’analisi di come cambierà il consumatore del food & beverage, l’evento esclusivo di Cerved Marketing Intelligence ha illustrato come comprendere la struttura e le dinamiche di un settore tra i più importanti nella nostra economia. Un’occasione per condividere la view di Cerved sul mercato e sui driver della crescita e per rispondere insieme ai maggiori esperti del settore, alle domande più attuali del settore.

Come stanno oggi le aziende italiane del food & beverage? Cosa comporterà lo shock delle materie prime? Come decarbonizzare e affrontare i costi del futuro? Quali sono gli ingredienti per una crescita del settore nel 2022?

A dare una risposta, analizzando i risultati emersi dallo studio Cerved, imprenditori, esperti ed economisti che studiano da vicino questo settore. Hanno partecipato all’evento, infatti, Fabio Biasini – Executive Vice President – Corporate Sales, Cerved Group, Guido Romano – Chief Economist, Cerved; Manuela Bravo – Market Intelligence Director, Cerved, Giovanni Fazio, CEO Holding Carisma, Andrea Oldrini, Partner Bain&Company, Ludovica Principato, Scientific Communication Coordinator and Senior Researcher, Barilla Center for Food&Nutrition, Vittorio Ratto, Vice Direttore Generale Retail, Private e Digital di Crédit Agricole Italia, Alessandro Terzulli, Chief Economist SAC, Alessandro Geraldi – Managing Director Cerved Marketing Intelligence, moderati da Andrea Cabrini di Class Cnbc.

Quali sono le tendenze e prospettive del Food&Beverage per le aziende italiane?

Negli ultimi due anni, il food & beverage si è confermato uno dei pilastri del made in Italy. Un settore che ha dimostrato tutta la sua resilienza alla pandemia, supportando la ripartenza di altri settori economici e uscendo da questa situazione ancora più forte. Molte cose sono, però, cambiate all’interno delle diverse filiere. Tra queste, i canali, il rapporto con la distribuzione, i risultati sui mercati esteri e il tema della sostenibilità.

Cosa comporterà lo shock delle materie prime?

La crisi energetica ha causato un aumento delle materie prime che ha inciso sui costi sostenuti dalle aziende. I mancati approvvigionamenti da mercati lontani, sia per mancanza di materie prime che per costi di trasporto diventati insostenibili, hanno portato a una serie di aumenti oggi difficilmente gestibili dalle aziende e porteranno a un rincaro dei prezzi.

Sostenibilità e ESG: quali effetti sul food & beverage?

La transizione green richiederà forti investimenti a molte imprese del settore per riconvertire la propria produzione verso processi compatibili con un’economia a zero emissioni. Non tutte le società del F&B avranno la forza per superare questo processo, che potrebbe aprire una nuova stagione di M&A. Per molte altre, la transizione sostenibile sarà invece un’opportunità per fare un salto tecnologico: molte aziende stanno già lavorando al consumo delle risorse idriche, altre al consumo di gas metano ed elettricità e stanno usando strumenti ESG per certificare il proprio livello di sostenibilità. Scegliere una tecnologia che abbatta l’emissione di CO2 ma che, al contempo, non stressi termicamente gli ingranaggi, preserva, infatti, la qualità dei prodotti del settore.

Gli ingredienti per una crescita di settore

L’evento ha dato vita a ragionamenti concreti ma anche strategici per trovare la giusta ricetta per una crescita del settore. Questa può avvenire attraverso cinque ingredienti: la sfida della transizione di business (dove conoscere i mercati diventa un must), la sfida della transizione digitale (che tocca apparati produttivi, commerciali e di marketing), la sfida della transizione delle competenze (importante a livello non solo manageriale ma distribuito), la sfida della transizione verde, la capacità delle aziende di gestire la transizione finanziaria.

Vuoi saperne di più? Clicca qui per conoscere tutti i risultati emersi dall’analisi Cerved.

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